“Quando parliamo della vita in realtà parliamo di relazioni.
Non esistiamo nell'isolamento
e il vivere emotivo implica sempre il coinvolgimento dell’altro”
Se l’approccio sistemico-relazionale è un approccio creativo e dotato di “follia”, Carl Whitaker incarna in modo perfetto l’immagine di un terapeuta coraggioso, divertente, audace ma al contempo rispettoso che usa la confusione e la destrutturazione come strumenti per entrare in risonanza con le famiglie. Racconta di aver vissuto per lungo tempo in una fattoria in cui si descrive solo e poco stimolato dal punto di vista intellettivo e riconosce che è proprio questo tipo di esperienza ad aver determinato il suo avvio alla clinica. Uno degli aspetti che contraddistingue il suo operato e quello degli altri autori è l’attenzione al sistema familiare nel qui ed ora e alla necessità di lavorare sugli aspetti presenti evitando di anticipare ciò che accadrà nel futuro e allo stesso tempo rifiutando l’idea che il passato sia univocamente la causa delle problematiche presenti.
"Le famiglie nucleari avevano cominciato ad annoiarmi: così quando mi trovavo di fronte a sintomi familiari cominciai a organizzare riunioni che includevano la terza generazione, gli zii e le zie, i coniugi precedenti, l'ultimo filarino e l'ultima ragazza, il datore di lavoro e anche un vicino"
Nella maggior parte delle sue terapie Whitaker era solito portare con sé un co-terapeuta, la moglie, sottolineando che la presenza di quest’ultimo fosse l’elemento che gli consentisse di “impazzire con il paziente” iniziando a lavorare con tutti loro sin dalla prima seduta, ora allineandosi emotivamente con loro, ora differenziandosi e dicendo di non poter loro essere di aiuto. Infatti, ciò che è veramente importante è la capacità del terapeuta di riuscire a stare dentro quella famiglia e al contempo differenziandosene mantenendo la propria centralità. Uno degli aspetti cardine del suo operato sta nella consapevolezza che un terapeuta per essere adeguato debba mantenere la sua capacità di essere umano, con tutte le emozioni che questo comporta. Solo se il terapeuta rimane una persona con i suoi valori e le sue debolezze riuscirà ad inserirsi nella “danza di quella famiglia”, a danzare con loro, aiutandoli ad attivare quel potenziale trasformativo che è già presente nel sistema familiare.
Whitaker si presenta alla famiglia come un genitore adottivo temporaneo, il cui scopo è quello di aiutarli a intravedere risorse che a loro non sono chiare con la capacità di non coinvolgersi eccessivamente in quelle dinamiche e lasciare che loro guardino al terapeuta solamente come una guida (utilizza spesso la metafora del coach che guida e orienta le azioni dei suoi giocatori).
Dopo una prima fase in cui il terapeuta chiarisce lo svolgimento della terapia e la sua posizione rispetto a questa, nella seconda fase il lavoro sarà orientato a rendere ogni membro responsabile delle sue azioni evitando meccanismi di delega.
Altamente terapeutica è, per Whitaker, la capacità di ridurre l’onnipotenza basata sull’idea di sapere tutto di quella famiglia, di avere sempre armi migliori di loro per ridurre i problemi e ripristinare l’equilibrio.
Leggere le sedute di Whitaker è come immergersi nell’operato di un artigiano che, con la sua abile capacità emotiva di restare un essere umano, facilita le famiglie nel difficile percorso di riscoperta delle loro risorse.
"Quando una persona ha un delirio lo ricoveriamo.
Quando io ho un delirio, la chiamano teoria"
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